martedì 21 gennaio 2020

Liliana Segre: I contrabbandieri, mercanti di uomini senza scrupoli. Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte e trascritte dalle sue testimonianze.

E io mi vedo là, su quelle montagne dietro a Varese, con i contrabbandieri che avevano contattato i Civelli, (avevano organizzato tutto loro perché mio papà dopo anni di persecuzione era un uomo stressato, impaurito anche lui da una situazione incredibile) mi vedo con la mano nella mano di mio papà e la mia piccola valigia...
Cominciammo ad andare verso Saltrio, verso Viggiù, di sera, e io cominciavo già a sentirmi un’eroina, un personaggio da film, di quei filmetti che avevo visto molto ingenua da bambina.
Mi sentivo una che avrebbe scalato la montagna, una clandestina con le carte false, (avevamo anche le carte vere nascoste, perché in Svizzera non potevamo entrare con le carte false, dovevamo avere i nostri documenti veri per dimostrare che eravamo ebrei in fuga) le gambe svelte, a correre sulle montagne dietro a Varese, per seguire i contrabbandieri che, a cifre da capogiro mercanteggiavano sulla carne umana... così come fanno gli scafisti adesso.
Scappavano gli ebrei.
Scappavano gli antifascisti.
Scappavano i giovani militari renitenti alla leva fascista repubblichina.
E i contrabbandieri si arricchivano, elementi orribili che per soldi ti traghettavano dall’altra parte, e non importava se qualcuno veniva arrestato al confine. Qualche volta vendevano le persone ancor prima che fossero passate di là della frontiera a fascisti e a tedeschi, che si preparavano a questo immediato arresto e facevano delle sorprese, sulle montagne, a gente che la montagna non la conosceva o che la conosceva così poco.
Mercanti di uomini senza scrupoli.
Io e mio papà eravamo due borghesi piccoli piccoli. Di quelli che non avevano l’attrezzatura per la montagna d’inverno, vestiti da città, nel freddo e seguivamo questi contrabbandieri.
Ci tennero per una notte sulla montagna in una casupola e la mattina dopo, all’alba, dietro Saltrio, ci accompagnarono insieme a due vecchi cugini, i signori Ravenna di settanta e ottant’anni, che si erano uniti all’ultimo momento. Piovigginava, ma io con la mano nella mano di mio papà correvamo dietro ai contrabbandieri che dicevano:
«Correte, correte, sennò arriva la ronda che vi spara, che ci spara!»
In quel momento, non posso dire, forse non avevo neanche paura, ero così presa da questo fatto, che io ero una clandestina sulla montagna, e di là la libertà...
Ma non fu così!
I contrabbandieri gettarono giù le nostre valigie in quella cava di sassi, che so esserci ancora, dietro a Saltrio, dietro a Viggiù, e quando con grande fatica data dalle pietre scivolose perché piovigginava, mio papà portò in spalla i cugini Ravenna uno per volta, e poi ci trovammo giù stanchi, già stanchi all’alba, ma così contenti che ci mancava quel pezzo di terra di nessuno e poi saremmo stati liberi... Ci abbracciammo felici, noi così negati, così non sportivi, ce l’avevamo fatta!
Beh, non fu così.
Il pessimismo di mio padre che dall’inizio sentiva che le cose sarebbero andate male, che mi diceva tutte le notti, perché dormivamo insieme in quella modesta casetta dello sfollamento:
«Se non ci fossi tu io mi sarei già andato a consegnare, perché quest’ansia di essere arrestato mi distrugge...»
Lui, uomo sensibilissimo, con delle belle mani, alto, tenero, meraviglioso... aveva ragione.
Entrati in un boschetto io vidi da lontano, e feci segno a mio papà, dei soldati che avevano le divise che assomigliavano molto a quelle tedesche. E lui mi disse:
«No, no, no, no, stai tranquilla, sono svizzeri.»
Ci presero questi due soldati, senza una parola, ci presero in consegna e ci portarono al comando militare svizzero di Arzo, il primo paese che trovammo. Sapevano già sicuramente come sarebbe andato a finire questo quartetto di persone felici, che piangevano di commozione per essere arrivati alla libertà...


La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte e trascritte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito
In appendice al libro le leggi razziali dal 5 settembre 1938 con le immagini dei giornali dell'epoca.
Pagine 172 - Prezzo di copertina € 13,00
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