martedì 14 gennaio 2020

Liliana Segre: L'8 settembre 1943... Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze.

Ecco che l’Italia passa un periodo incredibile nell’estate del 1943 perché, dopo la provvisoria caduta di Mussolini e la speranza di potere tornare a essere cittadini normali di serie A, dopo l’8 settembre i tedeschi diventano padroni anche dell’Italia del nord e alle leggi razziali fasciste, che erano state severe e umilianti, si sovrapposero le leggi della repubblica di Salò, che erano molto crudeli e quelle di Norimberga che avevano nel loro testo due parole: “Soluzione finale.”  Erano due parole sibilline di cui più tardi capimmo la portata, ma che allora non si voleva capire o non si capiva veramente. 
La gente era talmente lontana dal pensare...  anche gli ebrei stessi non capivano che “soluzione finale” volesse dire “soluzione finale”, quello che poi si vide. 
L’8 settembre del 1943... Due giorni dopo avrei compiuto tredici anni. Sentii la disperazione di mio padre, che aveva allora 43 anni e mentre lo zio era fuggito e si era messo in salvo, lui rimaneva a casa con i genitori anziani e una ragazzina da salvare. 
E io diventavo grande. 
Diventavo una ragazzina già vecchia.
Nel giro di 48 ore ci fu la caccia all’uomo, alla donna, al bambino, al neonato, al vecchio ebreo colpevole di esser nato.
Prefetti e Questori con grande zelo consegnarono agli occupanti nazisti gli elenchi che avevano fatto già da tempo, un censimento dei cittadini italiani di religione ebraica, e quindi si faceva poca fatica a stanare tutti. 
Andavano casa per casa ad arrestare uomini, donne, bambini, vecchi, neonati, donne incinte, solo per la colpa di esser nati ebrei e con uno spiegamento di forze incredibili... per cui si vedevano portar via bambini da camionette con soldati armati fino ai denti. 
Mi basti dire che a Venezia, dalla casa di riposo, portarono via, per ucciderli ad Auschwitz, i vecchi ricoverati, perfino una signora di 98 anni che immagino potesse essere un grave pericolo per il grande raich... Li portarono via tutti.
Era il genocidio che cominciava a mettersi in atto. 
Ma l’inizio del genocidio furono le leggi razziali del 1938, perché non si sarebbe arrivati a quel genocidio se non ci fossero state quelle leggi. 
C’è un detto nelle famiglie ebraiche, che si ripete, che si dice: “I pessimisti finirono a New York e gli ottimisti finirono ad Auschwitz .” 
È una grande verità perché la mia famiglia si affidò all’Italia che conosceva, ai vicini di casa, al senso dell’amicizia, al senso di appartenenza; non capì assolutamente che saremmo finiti così come siamo finiti. 
Scapparono prima quelli che erano pessimisti. Ci vennero a salutare, ed eravamo stupiti da questa gente che lasciava l’Italia... Milano, per andare in terra straniera. 
Ma improvvisamente tutti si trovarono in pericolo schiacciante. Cominciò questa fuga e scapparono in molti.
Mio papà aveva comprato a caro prezzo due carte di identità false, una per me e una per lui. Lì io mi chiamavo Liliana Cherubini, nata a Palermo. Ma così stupida com’ero, coi miei tredici anni, mi rifiutavo di imparare a memoria quelle generalità che non erano le mie, perchè... dire che ero nata a Palermo? Erano delle notizie non giuste... e dicevo:
«Ma perché devo imparare questo?»
Lui mi spiegava:
«Devi imparare a memoria perché possono salvare la vita a te se sarai arrestata e alle altre persone.»


La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte e trascritte dalle sue testimonianze. In appendice sono riportati i testi delle leggi razziali dal 5 settembre 1938 in poi. 
Pagine 172 - Prezzo di copertina € 13,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
On line disponibile su Feltrinelli, Ibs, Amazon e tutti i siti vendita. 
A Palermo, disponibile presso la Enoteca Letteraria Prospero di Cinzia Orabona. 
Foto in copertina: Maria Luisa Lamanna 

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